All’inizio del XX secolo la viticoltura mondiale, ma soprattutto la viticoltura europea, vive dei grossi momenti di difficoltà. Le epidemie devastatrici del fine 800 (Peronospora e Oidio), l’arrivo della fillossera che stermina il 60% dei vigneti europei e la situazione politica ed economica precaria nel mondo (le due guerre mondiali lo confermano), abbassano enormemente il livello qualitativo e quantitativo dei vigneti europei.

La viticoltura deve trovare dunque delle nuove risposte a tutti questi problemi. Tra le risposte nasce cosi’ il bisogno d’ammigliorare il patrimonio genetico viticolo già esistente, trovando nuovi vitigni capaci d’assicurare input qualitativi alle viticolture ed enologie locali.

Tra gli anni 20 e 50 del secolo ultimo nasceranno tutta una serie di nuovi vitigni creati grazie all’incrocio di varietà d’uva differenti. Tra i più famosi si ricorda il Müller Thurgau (Riesling x Sylvaner) in Germania e Svizzera, il Pinotage (Pinot Noir x Cinsault) in Sud Africa, il Marselan (Cabernet S. x Grenache noir) in Francia.

In Italia questa pratica, spesso utilizzata per le uve da tavola, trova la sua più grande espressione con la serie d’incroci ottenuti dal Professor Luigi Manzoni, preside della famosa Scuola di Viticoltura di Conegliano. Il Prof. Manzoni nelle sue ricerche (più di 10 anni) svilupperà una gamma d’incroci chiamati appunto INCROCI MANZONI.

Gli Incroci Manzoni più conosciuti sono:

6.0.13 (Riesling x Pinot bianco)
2.15 (Glera x Cabernet-sauvignon)
13.0.25 (Raboso Piave x Moscato d’Amburgo)
1.50 (Trebbiano x Traminer)
2.30 (Trebbiano x Traminer)

Il 6.0.13, che risulta l’incrocio più importante ed anche il più coltivato, da dei vini bianchi molto fini con un buon potenziale d’invecchiamento. Dal 2.15, che è un incrocio nato da un errore (il Prof. Manzoni voleva incrociare la Glera con il Sauvignon bianco e non con il Cabernet Sauvignon), si ottiene un vino rosso soft, dal corpo leggero e dagli aromi fruttati. Il 13.0.25 è un uva dai grossi acini non molto ricchi in colore, dal leggero grado zuccherino e dalla spiccata acidità, ma con un fine aroma di moscato ideale per ottenere dei vini frizzanti o spumanti. Gli ultimi due sono figli degli stessi genitori, ma l’1.50 porta più i caratteri del Traminer almeno dal punto di vista visivo, mentre il 2.30 quelli del Trebbiano. Entrambi son ideali sia per l’ottenimento di vini da dessert che per la produzione di basi spumante aromatiche. La degustazione è avvenuta presso la Scuola Enologica di Conegliano, laddove il Prof. Manzoni diede nascita a questi tanto fantastici quanto sconosciuti vitigni italiani. La degustazione dei 6.0.13, ci fa capire il grande potenziale di questo vitigno che porta tutta la forza e la finezza dei suoi 2 genitori. Più fruttato e floreale in gioventù, i suoi vini invecchiando prendono delle connotazioni Che cos’è un incrocio in viticoltura? Ve lo assicuro, l’incrocio non ha niente a che vedere con la modificazione genetica o transgenetica. Non è altro che una pratica naturale utilizzata dall’uomo che permette di fecondare il fiore d’una tipologia d’uva con il polline di un’altra, per ottenere cosi’ una nuova varietà d’uva con caratteristiche simili ai 2 genitori, ma anche caratteri propri a volte non espressi nel fenotipo parentale. Questa cosa succedeva naturalmente nei vigneti una volta, quando ancora si piantava la vite per seme, ma neccessitava di molti anni se non decenni prima di sviluppare casualmente un risultato valido. Lo scambio alleatorio dei caratteri genetici durante la fecondazione non sempre porta a risultati interessanti. L’incrocio permette quindi di cercare in maniera meno casuale i caratteri desiderati e d’accelerare i tempi nella selezione dei risultati. VITIGNI D’ITALIA – GLI INCROCI MANZONI ricordanti il Riesling con note mielose e d’idrocarburi. Dalla degustazione si evince pero’ la mancanza d’una vera e propria linea guida nell’interpretazione di questo vitigno. C’è la ”scuola” più classica che si basa su vini fruttati da bere giovani, ma purtroppo senza troppi relativi interessi, c’è la ”scuola” prosecchista, che cerca di imitare il Prosecco (vino sovrano in questa zona) con risultati alquanto deludenti, in quanto é un gran peccato perdere tutta la tenacia e la complessità di questo vitigno, c’é poi in misura minore ma sempre più in crescita la scuola della macerazione che io ritengo come la più interessante se ben effettuata, ma non é sempre il caso. Malgrado la mancanza d’una vera linea guida (questo dovrebbe essere ora il vero ruolo della Scuola Enologica di Conegliano) e d’un vero produttore faro, constato la presenza d’una serie di giovani produttori che credono al potenziale di questo vitigno, i quali sicuramente non producono i più grandi vini bianchi del mondo, ma di sicuro degli Incroci Manzoni 6.0.13 dal grande interesse qualitativo. Tanto di Cappello ! Per tutti gli altri Incroci Manzoni le produzioni sono talmente irrisorie che diviene difficile esprimere un commento sull’interpretazione generale di questi vitigni.

telefono: 347 1152873
e-mail: info@vinimongiusti.it
via Casalecchio di Lizzano, 850
Lizzano di Cesena